Attraverso il forte

Numero pagine: 108
Formato chiuso: 15x21 cm
Finitura: Brossura
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo: 10,00 Euro
Codice ISBN: 978-88-98877-44-7

Attraverso il forte

Forte Santa Sofia a Verona: storia di… arrampicate…

Gli arrampicatori veronesi hanno iniziato a recarsi per allenare le braccia sulle sue imponenti mura esterne. Ma Forte Sofiaesisteva ben prima, dal 1838, quando venne edificato dall’Impero Austroungarico durante la dominazione sul Veneto (1816-1866), e con l’arrampicata all’epoca non c’entrava nulla!  Dopo la dominazione austriaca arrivò l’Italia unita prima e il Fascismo poi, che negli ultimi due anni di Seconda Guerra Mondiale, dal ’43 al ’45, implicò l’occupazione nazifascista.
In questi anni Forte Sofia ospitò una prigione dove dissidenti e partigiani venivano rinchiusi nell’attesa di sommari processi, deportazioni o fucilazioni. I più non avevano che vent’anni, magari alcuni di loro avevano sentito parlare di scalate e roccia, ma spesso non ebbero tempo di seguire le orme di Comici, Cassin e tanti altri dell’epoca.
Forte Sofia nel dopoguerra pensò che questo ruolo proprio non gli si addiceva, così decise di cambiare abito, definitivamente. E qui inizia una storia diversa, quella del Fortino, come è stato affettuosamente ribattezzato dagli arrampicatori veronesi. Questo forte, come tutti quelli austroungarici è costruito assemblando pietroni che grazie alle fessure tra uno e l’altro lo rendono arrampicabile, così per questa caratteristica e per la sua vicinanza al centro cittadino è stato presto individuato come buona palestra d’arrampicata. “Dopo scuola andiamo ad arrampicare al Fortino!” – si diceva e si dice anche oggi.  Ma perché si preferirono mura artificiali quando Verona è circondata da moltissime falesie? Il Fortino fu luogo di sperimentazione del nuovo corso che l’alpinismo stava assumendo dagli anni Settanta in poi, quando visse anch’esso il suo 68. Qui, come si teorizzava nello Yosemite National Park, in Inghilterra, e poi in valle dell’Orco e Val di Mello, si cominciò ad applicare un’arrampicata intesa come “gioco”, e non più come conquista…”

Attraverso il forte

Attraverso il forte

Numero pagine: 108
Formato chiuso: 15x21 cm
Finitura: Brossura
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo: 10,00 Euro
Codice ISBN: 978-88-98877-44-7

Forte Santa Sofia a Verona: storia di… arrampicate…

Gli arrampicatori veronesi hanno iniziato a recarsi per allenare le braccia sulle sue imponenti mura esterne. Ma Forte Sofiaesisteva ben prima, dal 1838, quando venne edificato dall’Impero Austroungarico durante la dominazione sul Veneto (1816-1866), e con l’arrampicata all’epoca non c’entrava nulla!  Dopo la dominazione austriaca arrivò l’Italia unita prima e il Fascismo poi, che negli ultimi due anni di Seconda Guerra Mondiale, dal ’43 al ’45, implicò l’occupazione nazifascista.
In questi anni Forte Sofia ospitò una prigione dove dissidenti e partigiani venivano rinchiusi nell’attesa di sommari processi, deportazioni o fucilazioni. I più non avevano che vent’anni, magari alcuni di loro avevano sentito parlare di scalate e roccia, ma spesso non ebbero tempo di seguire le orme di Comici, Cassin e tanti altri dell’epoca.
Forte Sofia nel dopoguerra pensò che questo ruolo proprio non gli si addiceva, così decise di cambiare abito, definitivamente. E qui inizia una storia diversa, quella del Fortino, come è stato affettuosamente ribattezzato dagli arrampicatori veronesi. Questo forte, come tutti quelli austroungarici è costruito assemblando pietroni che grazie alle fessure tra uno e l’altro lo rendono arrampicabile, così per questa caratteristica e per la sua vicinanza al centro cittadino è stato presto individuato come buona palestra d’arrampicata. “Dopo scuola andiamo ad arrampicare al Fortino!” – si diceva e si dice anche oggi.  Ma perché si preferirono mura artificiali quando Verona è circondata da moltissime falesie? Il Fortino fu luogo di sperimentazione del nuovo corso che l’alpinismo stava assumendo dagli anni Settanta in poi, quando visse anch’esso il suo 68. Qui, come si teorizzava nello Yosemite National Park, in Inghilterra, e poi in valle dell’Orco e Val di Mello, si cominciò ad applicare un’arrampicata intesa come “gioco”, e non più come conquista…”