Dove la corsa termina d’alcione
Poesie
Come la vita – non sempre di immediata comprensione! – questa silloge poetica è carica di
mistero. È un magnete che attrae l’uomo e poi lo sospinge verso una navigazione,
verso un volo. Marco Sgroi, con Dove la corsa termina d’alcione, attraverso l’intersecarsi
fecondo della dimensione orizzontale dell’esistenza con quella verticale, cerca di
delineare un ‘compito’: quello di far accostare il cuore dell’uomo al fascino del mistero.
Solo così egli potrà cercare di cogliere, dentro il turbine esistenziale dell’inquietudine
violenta, della domanda bruciante e dell’invocazione orante, il senso profondo di quelle
‘esperienze-comuni’ che sono parte integrante della vita. Perciò attraverso il variegato
impasto di versi, immagini e simboli, di vita e riflessioni sofferte, Dove la corsa termina
d’alcione cerca di mettere ‘a fuoco’ con la luce della speranza lo stupore della vita, del
dolore, della morte; e cerca di ricordare all’uomo – questo dovrebbe essere il ‘servizio’ più
nobile della Poesia! – la vera vocazione: volgere il viso alle stelle del «peplo trapunto»,
per scoprirsi preziosi e amati; nonostante tutto, salvati.
Poesie
Come la vita – non sempre di immediata comprensione! – questa silloge poetica è carica di
mistero. È un magnete che attrae l’uomo e poi lo sospinge verso una navigazione,
verso un volo. Marco Sgroi, con Dove la corsa termina d’alcione, attraverso l’intersecarsi
fecondo della dimensione orizzontale dell’esistenza con quella verticale, cerca di
delineare un ‘compito’: quello di far accostare il cuore dell’uomo al fascino del mistero.
Solo così egli potrà cercare di cogliere, dentro il turbine esistenziale dell’inquietudine
violenta, della domanda bruciante e dell’invocazione orante, il senso profondo di quelle
‘esperienze-comuni’ che sono parte integrante della vita. Perciò attraverso il variegato
impasto di versi, immagini e simboli, di vita e riflessioni sofferte, Dove la corsa termina
d’alcione cerca di mettere ‘a fuoco’ con la luce della speranza lo stupore della vita, del
dolore, della morte; e cerca di ricordare all’uomo – questo dovrebbe essere il ‘servizio’ più
nobile della Poesia! – la vera vocazione: volgere il viso alle stelle del «peplo trapunto»,
per scoprirsi preziosi e amati; nonostante tutto, salvati.