L’Adorazione dei pastori di Jacopo Tintoretto. “Una stravagante invenzione”
OPERE E LUOGHI, collana diretta da Giuseppe Pavanello
“Un cielo di fiamma, come d’aurora boreale, illumina l’interno attraverso il tetto diruto, arde alla finestrella nello sfondo; e la luce guizza ovunque, trasfigurando ogni cosa. Al manifestarsi di questa luce, che non ha una precisa sorgente – gratuita come la grazia, lumen de lumine – la povera stalla si trasforma nella più fulgida delle dimore, dove ogni cosa, ogni presenza acquista un significato ulteriore, che rinvia a un dimensione diversa, pur rimanendo visibilmente se stessa”.
Viene pubblicato il testo della conferenza tenuta da Adriano Mariuz all’Ateneo Veneto il 14 dicembre 1989.
Si è scelto di non apportare alcuna modifica o integrazione allo scritto, per lasciargli il tono colloquiale voluto dall’autore: sicuramente uno degli elementi di fascino di questa dissertazione, come dell’altra su Grünewald e l’altare di Isenheim che apparirà nel 2011.
L’Adorazione dei pastori di Tintoretto si rivela quale snodo nel percorso figurativo che va da Giorgione a Caravaggio. Il dialogo testo-illustrazioni è serrato: non c’è frase, né immagine superflua, sicché la lettura risulta densissima e avvincente. È il Mariuz iconologo, quello degli esordi, quando interpretò il fregio giorgionesco di Castelfranco Veneto.
Adriano Mariuz (1938-2003) ha insegnato Storia dell’arte moderna all’Università di Padova. Formidabile conoscitore, specialista di pittura veneziana del Settecento, ha dato fondamentali contributi su Giambattista e Giandomenico Tiepolo.
OPERE E LUOGHI, collana diretta da Giuseppe Pavanello
“Un cielo di fiamma, come d’aurora boreale, illumina l’interno attraverso il tetto diruto, arde alla finestrella nello sfondo; e la luce guizza ovunque, trasfigurando ogni cosa. Al manifestarsi di questa luce, che non ha una precisa sorgente – gratuita come la grazia, lumen de lumine – la povera stalla si trasforma nella più fulgida delle dimore, dove ogni cosa, ogni presenza acquista un significato ulteriore, che rinvia a un dimensione diversa, pur rimanendo visibilmente se stessa”.
Viene pubblicato il testo della conferenza tenuta da Adriano Mariuz all’Ateneo Veneto il 14 dicembre 1989.
Si è scelto di non apportare alcuna modifica o integrazione allo scritto, per lasciargli il tono colloquiale voluto dall’autore: sicuramente uno degli elementi di fascino di questa dissertazione, come dell’altra su Grünewald e l’altare di Isenheim che apparirà nel 2011.
L’Adorazione dei pastori di Tintoretto si rivela quale snodo nel percorso figurativo che va da Giorgione a Caravaggio. Il dialogo testo-illustrazioni è serrato: non c’è frase, né immagine superflua, sicché la lettura risulta densissima e avvincente. È il Mariuz iconologo, quello degli esordi, quando interpretò il fregio giorgionesco di Castelfranco Veneto.
Adriano Mariuz (1938-2003) ha insegnato Storia dell’arte moderna all’Università di Padova. Formidabile conoscitore, specialista di pittura veneziana del Settecento, ha dato fondamentali contributi su Giambattista e Giandomenico Tiepolo.