Verona Milan cinque a tre. La palla è rotonda, ma la vita è ben piena di spigoli
Il 20 maggio 1973, in un’assolata domenica allo stadio Bentegodi, un bambino assiste seduto sulle ginocchia di suo padre, alla partita di chiusura del campionato italiano di Serie A, lo storico incontro Verona-Milan, che si concluderà nel modo più incredibile e sorprendente.
Mentre sul campo le sorti del mondo sembrano rovesciarsi, i ricordi e le suggestioni volano via dal prato per ritrovare i suoni e le immagini di un passato in bianco e nero, stimolando il confronto con un presente allora ancora lontano.
Si intrecciano così, nell’andirivieni capriccioso del tempo, i fili che rimandano agli anni in cui il calcio era giocato, non parlato, e ciò che accadeva in campo si faceva specchio e metafora di ben altre vittorie e sconfitte, nella vita come nel più ampio scenario della società e della storia.
Così, nel tempo concluso e insieme interminabile di quella partita, il bambino di allora insegue le radici del suo amore per il calcio e per la vita. Così nel tempo del racconto si scende metaforicamente in campo, tra le radiocronache della domenica pomeriggio, le figurine Panini e il rito del calciomercato, tra l’erba infangata e le moviole, per cercare ancora una
volta il proprio posto nel grande gioco della vita.
Il 20 maggio 1973, in un’assolata domenica allo stadio Bentegodi, un bambino assiste seduto sulle ginocchia di suo padre, alla partita di chiusura del campionato italiano di Serie A, lo storico incontro Verona-Milan, che si concluderà nel modo più incredibile e sorprendente.
Mentre sul campo le sorti del mondo sembrano rovesciarsi, i ricordi e le suggestioni volano via dal prato per ritrovare i suoni e le immagini di un passato in bianco e nero, stimolando il confronto con un presente allora ancora lontano.
Si intrecciano così, nell’andirivieni capriccioso del tempo, i fili che rimandano agli anni in cui il calcio era giocato, non parlato, e ciò che accadeva in campo si faceva specchio e metafora di ben altre vittorie e sconfitte, nella vita come nel più ampio scenario della società e della storia.
Così, nel tempo concluso e insieme interminabile di quella partita, il bambino di allora insegue le radici del suo amore per il calcio e per la vita. Così nel tempo del racconto si scende metaforicamente in campo, tra le radiocronache della domenica pomeriggio, le figurine Panini e il rito del calciomercato, tra l’erba infangata e le moviole, per cercare ancora una
volta il proprio posto nel grande gioco della vita.